Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

venerdì 14 marzo 2014

Magda di Renzo: "Il femminile e lo spirituale", il 7 marzo.Cassino, Sala degli Abati



“ In un'anima che va verso la spiritualità vi è la ricerca di un senso. Ha ragione quello che dice la mia collega Pacitto a proposito della differenza tra le sante che digiunano e le anoressiche. Nell'anoressia v’è un obiettivo inconsapevole, quello appunto di rinunciare al corpo, mentre nella prospettiva della Santa vi è un obiettivo consapevole di rinuncia perché il cammino spirituale, come ha sottolineato Jung, richiede la responsabilità di tutta la personalità. Ecco perché Santa Chiara avrebbe potuto smettere. Non è semplice per uno psicologo avvicinarsi al tema della spiritualità e della fede.Per fortuna siamo eredi di una tradizione psicoanalitica, quella junghiana, che ci apre una porta importante. Sappiamo come per la psicanalisi freudiana la sessualità e gli istinti rivestano una ruolo centrale. Essi possono essere eventualmente repressi e sublimati in  qualcos’altro. Jung, come sapete, era in disaccordo con Freud proprio su questa questione. Egli concepiva l'istinto epistemofilico, l'istinto della conoscenza, della spiritualità come pari a quello sessuale. Per lui esiste una spinta che non è necessariamente una riduzione a qualcosa al “posto di”. Questo ci fa avvicinare al fenomeno religioso con estremo rispetto, perché secondo Jung  l'istinto religioso fa parte della vita e della ricerca di senso. Jung, a torto, è stato definito come lo psicologo della seconda metà della vita, di quella fase in cui si sviluppa e si realizza pienamente l’ individuazione della persona.
Ma erroneamente, perché la ricerca di un senso (l'individuazione)  incomincia già dall'infanzia: i bambini tendono già a farsi teorie sul mondo e queste teorie sono così centrali da determinare il conflitto psichico e il conflitto non nasce solo dalla contrapposizione mente corpo ma anche dalla spinta alla ricerca. Per cui noi ci avviciniamo a questa figura di Santa con molto rispetto, non vogliamo fare uno studio patofotografico, uno studio clinico che peraltro sarebbe interessantissimo. Teresa era una bambina difficilissima, caratterizzata da una fortissima energia, non riusciva a stare ferma, tanto che furono costretti a legarla durante la notte. Tutto questo viene fuori dal diario della stessa madre. Come Teresa stessa dice, nella sua autobiografia, vi erano  come due anime dentro di lei: una demoniaca ed un'altra angelica. Ed è come se la fede avesse aiutato l'integrazione psichica di questa ragazza: intorno a questa forte spinta spirituale si organizza in maniera cosciente la sua vita.  Teresa aveva avuto un'infanzia molto difficoltosa:  due abbandoni (a quattro anni la morte della madre, a nove anni  la sorella che le faceva da madre va in convento), una malattia gravissima che non si riusciva a capire.  Comunque ci sono dei ricordi di bambina relativi ai 6-7 9 anni in cui ci sono già i primi segnali di un qualcosa di psichico dentro di lei  che l'aiuta a compattarsi, ad integrare le varie parti della sua psiche. A 12 anni  si trovava in collegio e nonostante avesse qualche difficoltà a rimanere in linea con i coetanei, riusciva ad attrarre a sé, con il suo raccontare storie. E quest'attività immaginativa, ispirata spiritualmente, che le permette di andare avanti ed è molto interessante leggere i suoi sogni per comprendere alcuni passaggi spirituali. E’ interessante come  ci racconti, nella sua autobiografia, i suoi sogni perché, evidentemente, sono dei momenti di passaggio e di crescita psichica molto importanti. Vale la pena di sottolineare da cliniche, io e la mia collega, l'importanza di distinguere tra visioni e concezioni che hanno un senso, che sono all'interno di un percorso di crescita psichica e spirituale e fantasie, allucinazioni, visioni che appartengono ad altro (magari alla clinica e alla superstizione). Perché sarebbe oltremodo disdicevole non farlo non solo per la fede ma anche per un rapporto profondo con i fatti della psiche. Certamente quelle di Teresa sono produzioni della psiche che questa ragazza, possiamo dirlo, esprime con modalità femminili e cioè l'amore della rete, delle relazioni, pur non essendo, cosa davvero straordinaria, ella stessa socievole e relazionale.E lo fa con una modalità femminile per cui il pensiero nasce sempre dalla relazione perché lei diventa dotta  strada facendo. Questa spinta alla ricerca sarà suffragata e alimentata dagli studi e dalla lettura che daranno  corposità a questa sua dimensione”.


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