Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

domenica 18 giugno 2017

"Come nascono le emozioni e come evolvono nel corso della vita": Maria Felice Pacitto al lII convegno di "Neuroetica e filosofia delle Neuroscienze" a Cassino


Report della dott.ssa Maria Felice  Pacitto: "Come nascono le emozioni e come evolvono nel corso della vita" ( L’esposizione della problematicità dello studio delle emozioni, una rassegna delle principali teorie psicologiche e neurofisiologiche delle emozioni, l’ evoluzione delle emozioni durante il ciclo vitale il  collegamento dei risultati della ricerca al quotidiano ).


 Le emozioni sono state poco studiate perché difficili da studiare: per l’ambiguità del linguaggio con il quale si esprimono le emozioni, per l’estrema soggettività dell’esperienza emotiva, per vincoli di natura etica. Per molto tempo la stessa parola emozione è stata bandita dalla ricerca psicologica: si preferiva parlare di stress, frustrazione, aggressività, conflitto. Condizioni emotive molto studiate fin dagli anni ’20 del ‘900. Lo studio delle emozioni pone una serie di problemi: il resoconto verbale del soggetto sperimentale esprime veramente vissuto soggettivo? La descrizione del proprio stato emotivo da parte del soggetto sperimentale, può modificare il processo osservato? Un’altra complicazione deriva dal fatto  che non sempre le emozioni vengono sperimentate allo stato puro: spesso ci troviamo dinanzi alla commistione di vissuti emotivi complessi, caratterizzati da diverse tonalità emotive. Difficile è, infine,  indurre esperienze emotivi reali in laboratorio. Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra individuale e relazionale: ogni nostro andare verso il mondo  è sempre un andare verso connotato da una tonalità emotiva  che esprime attraverso l’espressione facciale, la postura del corpo, il tono della voce. Un forte impulso allo studio delle emozioni è stato dato da Paul Ekman (1973) il quale, attraverso una ricerca transculturale classificò   le emozioni di base: rabbia, felicità, tristezza, disgusto, paura, sorpresa. Esse sono universali e geneticamente determinate. Tra i ricercatori v’è scarso accordo sulla definizione di che cos’è l’emozione e sulle procedure di studio. Le emozioni si trasmettono attraverso le espressioni facciali mediante le caratteristiche statiche del viso ( la forma delle ossa facciali) e le caratteristiche dinamiche dei viso ( attività dei muscoli facciali) Fondamentalmente l’emozione presenta tre componenti principali : la dimensione soggettivo- esperienziale, la dimensione fisiologica (modificazioni fisiologiche: quello che succede nel nostro corpo quando proviamo un’emozione)), una dimensione motorio- espressiva ( postura, mimica). Secondo Paul Mclean, a cui si deve la concettualizzazione del “cervello trino”, le emozioni sono la guida del nostro comportamento e svolgono due funzioni principali: quella dell’auto conservazione e quella della conservazione del la specie. A  McLean si deve La concettualizzazione del sistema limbico, complessa  zona neuronale deputata ai processi emotivi,in cui egli inserisce la corteccia cingolata, i nuclei talamici, la corteccia olfattiva primaria, l’ippocampo, l’amigdala. Una concezione considerata classica. Oggi invece si ritiene che  i sistemi  emotivi siano molteplici, distinti dalle funzioni cognitive ma con esse interagenti, mediati da sistemi cerebrali distinte ma tra loro interagenti. Comunque, assistiamo, oggi, ad una forte  convergenza e interconnessione nello studio delle emozioni tra molteplici ambiti disciplinari:  pedagogia(educazione alle emozioni), filosofia (la rivalutazione delle etiche del sentimento), psicologia,  psicoterapia (le emozioni sono fondamentali per il lavoro clinico), neuroscienze e  neurobiologia animale. Fra l’altro lo studio delle emozioni è sollecitato anche dalle emergenze psicopatologiche: sono aumentati a dismisura i disturbi d’ansia e i disturbi della regolazione affettiva (sia verso l’alto sia verso il basso). Nell’ambito delle neuroscienze affettive sono rimarchevoli gli studi di JPanksepp, il quale   ha parlato di sette sistemi  emotivi di base, organizzati in regioni sottocorticali,precognitivi cioè non creati dall’apprendimento anche se possono essere da esso modulati.  La ricerca attuale sottolinea anche il ruolo che il sistema sensoriale,  che ci informa dello stato del nostro corpo, ha per i processi cognitivi e per quelli  emotivi. Già Williams James aveva colto la stretta relazione tra corpo e di emozioni. S. Porges ha studiato i circuiti neuronali che mediano la comunicazione reciproca tra stati del corpo e strutture del tronco encefalico (a loro volta connesse con i livelli superiori) attraverso il sistema nervoso autonomo. Ma anche Damasio con l’ipotesi del” marcatore somatico” ha sottolineato l’importanza dei processi somato-viscerali per  i processi emotivi. Le  emozioni sono fondamentali : per la nostra sopravvivenza, per orientarci nel mondo, per il contributo che danno alla strutturazione del Sé  e dei meccanismi della coscienza, perché orientano il comportamento sociale (siamo cablati per entrare in relazione con gli altri e lo facciamo emotivamente)

La c competenza emotiva (provare emozioni, decodificarle e regolarle) si sviluppa all’interno delle relazioni familiari, in un clima di tranquillità e serenità. Genitori freddi distaccati renderanno tali anche i loro figli impedendone un sano sviluppo emotivo ed affettivo. V’è, dunque,  una stretta connessione tra “attaccamento” e sviluppo emotivo . Nelle prime fasi di sviluppo il gioco simbolico riveste una particolare importanza per la  maturazione non solo cognitiva ma anche emotiva del bambino. Le emozioni hanno un ruolo significativo per l’intero corso della vita.

 IL “cervello frontale”, la zona cerebrale che si è, evoluzionisticamente, sviluppata più tardi e che è specifica dell’essere umano, ha una funzione regolatrice delle nostre emozioni. E’  importante esercitare il “frontale” se vogliamo avere persone adulte responsabili ed eticamente sensibili. LO sviluppo del frontale  si completa intorno ai venti anni di età, il che spiega le tempeste emotive  e l’ instabilità degli adolescenti, che si verificano sotto le spinte ormonali  quando il controllo esercitato dalla corteccia frontale è ancora incompleto. Se la corteccia frontale viene danneggiata vi possono essere gravi problemi per quel che riguarda comportamento sociale e morale. Si veda ad esempio il caso di Mr Elliott, descritto da Antonio Damasio, il quale, a causa del danno al lobo prefrontale, aveva perso la capacità di provare emozioni (imbarazzo, senso di colpa, compassione)  e, nonostante un patrimonio cognitivo integro, difficoltà nei comportamenti sociali e nelle decisioni e scelte vantaggiose.

Le emozioni, dunque, hanno  un ruolo fondamentale nel comportamento morale. Due sono le emozioni morali: senso di colpa e vergogna. Tra le emozioni più studiate:la rabbia e la paura. In particolare, per quel che riguarda la paura, se non avessimo, mentre proviamo paura, tutte le reazioni fisiologiche correlate non avremmo la spinta ad evitare l’oggetto della paura. Perciò si può considerare la paura come uno stratagemma della evoluzione. Nei meccanismi della paura è coinvolta l’amigdala:pazienti con lesioni all’amigdala non provano nessuna emozione: quando viene fatta camminare sul loro braccio una tarantola ne hanno cognizione ma rimangono emotivamente muti.

(Questo report è ovviamente parziale e non esaustivo della ricchezza e complessità svolta dalla relatrice)

 


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