Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

lunedì 19 giugno 2017

"Menti e culture animali un mondo da conoscere e da difendere": report della relazione del prof. Marco Celentano al III convegno di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze a Cassino



Di particolare interesse la relazione del prof Marco Celentano che ha svelato un mondo sconosciuto ai più  e che rimette in discussione vecchi pregiudizi antropocentrici. Nel diciassettesimo secolo Cartesio riteneva che i cani anche se guaiscono non provino dolore. Solo chi  è dotato di res cogitans può avere emozioni. All’epoca si eseguivano vivisezioni su conigli e cani senza usare alcun sostanza per alleviare il dolore. Ugualmente si riteneva che gli animali non potessero avere coscienza (Oggi sappiamo che alcune specie sono provviste di coscienza primaria).Una vecchia concezione mentalistica, antropocentrica e logocentrica ha portato a ritenere che esista un solo linguaggio quello verbale e concettuale degli umani (Davidson). Dove non c’è questo non si dà intelligenza né coscienza. Tale pregiudizio rimane vivo fino alla metà degli anni del’900 quando inizia una nuova fase che rimane però nella stessa logica: gli animali sono intelligenti se sono capaci di assimilare il nostro linguaggio verbale. Ma già Darwin aveva dimostrato come esista una continuità evoluzionistica fra tutte le forme di vita sulla terra. Cani gatti, corvi, pappagalli, pesci sono capaci di comportamenti sofisticati che messi in atto dall’uomo sarebbero associati con la coscienza.  Gli psicologi darwinisti, dunque, iniziano un nuovo corso e sii sviluppa, rispetto a quella tradizionale (Lorenz), l’etologia comparata: gli animali vengono studiati nel loro ambiente e con tecniche non invasive. Si aprono nuovi scenari: si scopre l’esistenza di vere e proprie culture e tradizioni non umane all’interno di specie non umane. Si scopre che gli animali sono in grado di usare arnesi e di progettare azioni future. Alla fine degli anni’50 la scoperta dei comportamenti culturali di alcuni macachi dell’isola di Koshima. Poi, dopo gli anni ’60, gli esperimenti di KÖhler:  consistevano nel mettere  delle banane in alto fuori della portata  dello scimpanzé. Dopo qualche tempo  lo scimpanzé utilizzava un bastone  o impilava un serie di scatole una sull’altra per raggiungere il cibo. Gli animali più vicini a noi (gli scimpanzé con cui condividiamo il 97% del corredo genetico) sono capaci di condotte intelligenti, di emozioni prosociali e presumibilmente di empatia. Si riconoscono allo specchio, mentono ed imbrogliano.  Sono in grado di mettere in atto comportamenti di finzione con capacità di immedesimazione nella mente dell’altro:  fingono di nascondere il cibo in un punto spostandolo invece in un altro per proteggerlo da un eventuale predatore ed anticipando il suo probabile comportamento. Famoso l’esperimento dei coniugi Gardner i quali riuscirono (anni’60) ad insegnare alla scimpanzé Washoe 350 segni. Washoe fu anche in grado di  insegnare alcuni  simboli ad alcuni  suoi pari. Ed esistono dialetti regionali e locali. Gli uccelli canori hanno tradizioni diverse locali: il canto delle cinciallegre è diverso a seconda delle zone. Il canto delle megattere ha una funzione di corteggiamento e attraverso il canto risolvono conflitti amorosi. I delfini si distinguono sulla base del nome. Si annunciano con il fischio che è una sorta di firma del proprio nome. Infine anche tra “i cotti e i mangiati” esistono comportamenti impensabili: da ricordare l’episodio del maiale che vive in un’oasi in cui viene addestrato. Ha necessità di essere trasferito in un ricovero e cade in depressione. Viene chiamata l’istruttrice: il maiale appena la vede la riconosce, salta sulla sua macchina e la depressione scompare!

((Questo report è ovviamente parziale e non esaustivo della ricchezza e complessità svolta del relatore)Marco Celentano è docente di Filosofia morale presso l'Università degli studi di Cassino.

 

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