Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

martedì 4 luglio 2017

"L'attenzione e il multitasking: che cosa riusciamo a fare simultaneamente?" di Rossella Guerini (Università Roma 3): relazione al II Convegno di neuroetica e filosofia delle Neuroscienze a Cassino.



Rossella Guerini (Università-Roma 3). “L’attenzione e il multitasking: che cosa riusciamo a fare simultaneamente?”  Va subito sgombrato  il campo dalla  falsa credenza che si possano fare  più cose in contemporanea. A volte si ha la sensazione che questo possa accadere ma di fatto  una delle due attività è svolta in modo automatico cioè preriflessivo, al di fuori dell’attenzione cosciente.

 Utilizziamo sempre l’attenzione? La risposta è no. Diversi studi nell’ambito delle scienze cognitive dicono che quando uno stimolo arriva dall’esterno viene processato in automatico (processo bottom up): noi prestiamo attenzione solo ad un limitato numero di stimoli provenienti dall’ambiente. Per mantenere l’attenzione focalizzata su un determinato stimolo c’è bisogno di risorse cognitive specifiche e di reclutare le aree prefrontali. Ma  nel momento in cui facciamo questo c’è una serie di altri stimoli che arrivano dall’ambiente e che possono interferire con il processo in atto, non solo, ma che possono farci   incorrere in errori. Per riportare l’attenzione sul compito dobbiamo fare uno sforzo. L’attenzione è un meccanismo psichico complesso e fragile perché subisce influssi dagli stimoli esterni (rumori, suoni, eventi…) e da quelli interni: ricordi, emozioni, ansia, preoccupazioni, motivazioni (ad esempio il piacere di fare una cosa). SE siamo impegnati in un compito  e contemporaneamente facciamo un’altra cosa le difficoltà di mantenere vigile il nostro livello di attenzione  aumentano. Inoltre, la nostra attenzione sul compito può essere fuorviata da stimoli molto forti che ci attraggono in automatico. Al di fuori della consapevolezza, infatti, l’ attenzione può essere catturata da alcune caratteristiche dello stimolo attraverso un processo preattentivo che si chiama pop- out. Gli errori attentivi derivano dalla confusione di attributi percettivi collocati in un determinato tempo e spazio mentre stiamo cercando di compiere un’azione. Ad esempio la trasposizione di sequenze di un programma d’azione che si inserisce su un altro programma d’azione che stavamo per compiere . Un errore può essere quello di stendere la crema da barba sullo spazzolino; un errore di confusione spaziale è prendere la borsa piuttosto che il libro; un errore di confusione temporale è andare sul posto di   lavoro e accorgersi che è un giorno festivo.  E’ difficile mantenere stabile il livello d’attenzione. L’ansia deprime fortemente l’attenzione sul compito. Esistono comunque tecniche per facilitare il potenziamento dell’attenzione consapevole(mindfullness).  Va anche sottolineato però che la fragilità dell’attenzione (la tendenza a spostare il focus su stimoli nuovi) è importante per la sopravvivenza: è stata ereditata dai nostri progenitori che dovevano difendersi da elementi pericolosi  ed improvvisi.

  Molti nostri comportamenti vengono svolti in maniera preattentiva cioè al di fuori della consapevolezza: ci capita di ritornare a casa dopo il lavoro facendo il tragitto in automatico senza prestare attenzione. Si tratta di compiti che sono diventati automatici dopo un apprendimento sistematico. Tali compiti sono coercitivi, si producono in automatico. Possono essere inibiti dal controllo conscio ma con conseguenze indesiderabili :se vado in bicicletta ( lo faccio ormai con una modalità automatica)  se comincio a riflettere sui vari movimenti si verifica un’interferenza sulla capacità automatica e  rischio di cadere.

La relatrice ha sfatato anche false credenze, rassicurando i presenti su alcuni fenomeni disfunzionali della nostra vita: il dimenticare, ad esempio, che suscita la preoccupazione di molti (il timore dell’Alzheimer!), spesso è semplicemente la conseguenza di una disfunzione dell’attenzione. Sto per uscire di casa e prendo la borsa, ma arriva una telefonata. Ormai uscita mi rendo conto di aver dimenticato la borsa: semplicemente lo stimolo della telefonata ha distolto la mia attenzione da quello che stavo facendo. Dovrebbe essere chiaro perché non è bene telefonare e guidare nello stesso momento!

(Questo report è ovviamente parziale e non esaustivo della ricchezza e complessità della relazione  svolta dalla relatrice)

 

Nessun commento :

Posta un commento