Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

lunedì 3 luglio 2017

"Che cosa ci guida nelle nostre scelte economiche?" di Nicola Canessa (IUSS-Pavia): report della relazione al III Convegno di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze a Cassino



Nicola Canessa (Professore presso lo  IUSS di Pavia)”Che cosa ci guida nelle nostre scelte economiche?”  (La  ricerca del prof. Canessa si applica  ai meccanismi della scelta e della decisione anche economica e, dunque, si sviluppa anche nell’ambito della neuroeconomia.) La neuroeconomia è un ambito di ricerca interdisciplinare volto a costruire un modello neurobiologico dei processi inferenziali e decisionali, sottesi alle scelte, attraverso l’integrazione dei risultati di molteplici settori quali: neuroscienze, economia, psicologia cognitiva, intelligenza artificiale. Le metodiche usate, strettamente legate allo specifico tema di studio, vanno dall’uso degli strumenti  di neuroimaging (fRMS, Pet), ai metodi di stimolazione transcranica  allo studio delle basi genetiche. Essa si applica allo studio dei seguenti temi: “Come prendiamo decisioni razionali?” “E si tratta veramente di decisioni razionali?” “Quali sono i correlati neuronali delle nostre decisioni?” “Quanto le nostre decisioni possono essere alterate dalla psicopatologia?” Il tema  di fondo della neuroeconomia è il dilemma tra emozioni e ragione: quanto siano determinanti le prime o la seconda Tra i temi analizzati anche: come le nostre decisioni siano influenzate da quello che succede agli altri, cioè come ci comportiamo  quando non abbiamo un punto di riferimento per valutare il nostro Sé e usiamo gli altri come termine di paragone.

 Attraverso alcuni esperimenti si è visto come le persone tendano ad avere un comportamento di equità nella suddivisione delle risorse. IN un esperimento la consegna è: ti do  10 euro e tu devi decidere come dividerli con un altro che può essere la prima persona che incontri. Si nota che il soggetto sperimentale tende a dare almeno tre euro. Siamo più  prosociali di quanto pensiamo, il che da un punto di vista economico è irrazionale in quanto  razionalmente  dovremmo tendere a voler guadagnare di più.  Ma il nostro comportamento equo è razionale da punto di vista sociale.  Potrebbe, tra l’alto, essere il prodotto di emozioni molto forti: immaginiamo che l’altro rifiuterebbe una proposta più bassa come la rifiuteremmo noi. È interessante notare che quando la suddivisione diventa 8/2 viene accettata se proposta da un computer ma viene rifiutata se proposta dall’essere umano perché ci si aspetta da un essere umano un livello diverso di comportamento  prosociale. A livello cerebrale, nel caso del rifiuto, si attivano strutture che hanno a che fare con l’integrazione visceromotoria (enterocezione). E’ attivata l’insula ( la parte anteriore media le sensazioni soggettive connesse agli stati corporei e alle emozioni) che ha la capacità di sentire come sta il corpo, soprattutto quando si trova in situazioni di disagio o quando si sperimentano emozioni negative. L’insula si attiva, inoltre, quando proviamo emozioni di disgusto. Ora nella situazione su esposta (l suddivisione8/2) le persone riferiscono di aver provato rabbia, il che fa pensare che abbiano provato delle emozioni abbastanza vicino al disgusto. Se le persone accettano  proposte molto basse, tende a livellarsi la differenza di attivazione tra queste aree e quelle del controllo cognitivo come se, per accettare proposte basse, si dovesse  inibire l’insula che spingerebbe invece a rifiutare. La decisione è l’esito finale dell’integrazione di una serie di meccanismi funzionali (tra cui fondamentale l’anticipazione di gratificazioni e punizioni ),  fenomeni di livello superiore,  un particolare stile decisionale associato a determinati caratteristiche personalità. Tra  gli  esperimenti classici è quello della lotteria. Si propone al soggetto sperimentale questo tipo di scelta: se esce testa  guadagni un euro se croce  mi dai € 10. Generalmente si rifiuta ma  se si sale con le cifre le scelte cambiano. Si arriva ad un punto in cui le scelte dei soggetti si invertono, non solo, ma c’è un momento di massimo conflitto  in cui i soggetti sono indecisi su che cosa fare.

Comunque tutte le nostre decisioni derivano dalla integrazione tra impulsi dal basso e controllo cognitivo dall’alto.  In alcune patologie il controllo cognitivo viene meno per cui il soggetto,  come per il paziente di Damasio, Mr. Elliott, dà luogo a comportamenti irrazionali ed emotivamente disregolati. Tutte le nostre decisioni si legano a comportamenti del perseverare o esplorare nuove possibilità di comportamento. Dilemma: perseverare o esplorare? Esploriamo quando ciò che abbiamo scelto non ci soddisfa più e vogliamo altro. In alcune psicopatologie il controllo cognitivo viene meno. Nel cocainomane in fase di “craving”, la spinta all’assunzione è fortissima: è sufficiente immaginare il piacere dato dall’assunzione di cocaina per attivare comportamenti riprovevoli pur di uscire dalla situazione spiacevole del momento e procurarsi la sostanza.

Questi casi sono interessanti e sono alla base di studi economici che hanno portato Kanheman al Nobel. La teoria delle decisioni si basa sul tentativo di identificare delle regole che in astratto ci dovrebbero permettere (quando abbiamo buona parte delle informazioni) la scelta ottimale.  La base della teoria è il concetto di valore atteso: quanto posso guadagnare, quanto posso perdere da quella determinata scelta Generalmente le nostre scelte economiche si basano sul “valore atteso”:“Quanto posso perdere, quanto possoguadagnare?”.
 Avere tutte le informazioni su quanto posso guadagnare o quanto posso perdere da una data scelta e sulle  rispettive probabilità  mi consente, integrando le informazioni, di poter stabilire il valore atteso di quella particolare scelta. Generalmente riteniamo una scelta razionale quella che ha il valore atteso più alto. Generalmente proviamo un’avversione al rischio perché il nostro cervello si sofferma di più sull’ avversione alle perdite.  L’avversione alle perdite è una caratteristica del nostro cervello. Sembrerebbe che danni dell’amigdala ci rendano  meno avversi alle perdite e più disponibili al rischio. La via meso- cortico- limbica, la via della dopamina, (collegata ai meccanismi della ricompensa e del piacere) è alla base delle scelte e  dei  processi decisionali.

L’iniziatore della neuro economia può essere considerato Antonio Damasio,il quale, alla metà degli anni 90 del ‘900,  rispolverò il caso di Pineas Cage (risale al 1848), il soggetto che aveva cambiato personalità a seguito dell’esplosione di una mina che aveva fatto si che una sbarra di ferro (1948) gli perforasse il cervello nella zona della connessione tra la regione  frontale sinistra,temporale sinistra, frontale destra e la struttura limbica sinistra. Damasio  si applicò allo studio del rapporto tra cognizione ed emozione nel processo di scelta. In particolare si occupò dei deficit decisionali a causa della lesione della corteccia prefrontale ventro- mediale. Egli utilizzò il test noto come IOWA GAMBLING TASK. I soggetti devono estrarre una carta da uno dei quattro mazzi di carte, sapendo che ogni carta  fa vincere o perdere una quantità variabile di denaro. I mazzi vengono organizzati in modo che  due di essi permettono di far vincere inizialmente,  ma successivamente fanno perdere grandi somme. Gli altri due permettono di vincere ma anche di perdere somme minori rivelandosi vantaggiosi nel lungo periodo. Il compito richiede di imparare dall’esperienza che alcune mazzi  sono svantaggiosi a lungo termine e di resistere alla tentazione di continuare ad estrarre carte da essi. Soggetti con lesione  nella regione prefrontale ventro-mediale hanno difficoltà con il compito.. Essi mancano dell’attivazione emotiva  associata con il rischio della scelta, mancata attivazione che si verifica anche nelle fasi avanzate del gioco quando sono consapevoli della pericolosità dei mazzi. Questi fenomeni possono essere spiegati dall’ipotesi del “marcatore somatico” (Damasio). Le nostre scelte con le loro conseguenze, insieme alle reazioni emotive, si fissano nella nostra memoria. Ne deriva un segnale emotivo che guida inconsciamente le nostre scelte successive segnalandole come desiderabili o meno. Cruciale in questo meccanismo è la corteccia prefrontale ventro- mediale che agisce come elemento integratore tra  fattori cognitivi ed emotivi. L’ipotesi del marcatore somatico assegna un ruolo centrale alle sensazioni viscerali, in un processo che si svolge dal basso lo verso l’alto (bottom up)

(Questo report è ovviamente parziale e non esaustivo della ricchezza e complessità  della relazione svolta del relatore)

 

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